Battaglia al largo di Samar parte della campagna delle Filippine della seconda guerra mondiale | |||
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Movimenti delle forze navali statunitensi, in nero, e giapponesi, in rosso | |||
Data | 25 ottobre 1944 | ||
Luogo | A est dell'isola di Samar, Filippine | ||
Esito | Vittoria strategica statunitense Vittoria tattica giapponese | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
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Perdite | |||
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La battaglia al largo di Samar avvenne nel mare delle Filippine, al largo dell'isola di Samar, il 25 ottobre 1944, come parte della più ampia battaglia del Golfo di Leyte, uno dei più grandi scontri aeronavali della storia. La battaglia, che vide contrapporsi Stati Uniti e Impero del Giappone, fu l'unica azione navale significativa della guerra in cui gli statunitensi si trovarono largamente impreparati. Lo scontro terminò quando la 1ª Forza d'Attacco Mobile giapponese, agli ordini dell'ammiraglio Takeo Kurita, ripiegò dirigendosi verso nord, mentre le portaerei statunitensi si allontanavano dall'area grazie alla copertura della pioggia scrosciante, all'intervento delle navi di scorta e agli intensi attacchi aerei sulle navi nipponiche.
Durante la battaglia del golfo di Leyte, l'ammiraglio William Halsey fu ingannato dai giapponesi e convinto ad impiegare tutta la 3ª Flotta per inseguire un'esca, composta da ciò che restava delle portaerei nipponiche. Le restanti forze statunitensi contavano tre gruppi di portaerei di scorta appartenenti alla 7ª Flotta. Il piano di sviamento giapponese ebbe successo e la Forza d'Attacco Centrale riuscì a cogliere di sorpresa gli americani, avendo così la possibilità di attaccare la flottiglia alleata a supporto alle operazioni sull'isola di Leyte, dove le truppe erano già sbarcate a terra.
La Forza Centrale giapponese si componeva di navi da battaglia, incrociatori e cacciatorpediniere, guidati dall'incrociatore Atago, ed era già stata colpita in precedenza quel giorno da attacchi aerei e sottomarini. Uno di questi ultimi aveva affondato la Atago stessa nello stretto di San Bernardino, obbligando l'ammiraglio Kurita a trasferire il comando sulla Yamato. Invece di ripiegare, Kurita era tornato indietro incrociando il più settentrionale dei tre gruppi di portaerei di scorta, il Task Unit 77.4.3 chiamato Taffy 3, comandato dall'ammiraglio Clifton Sprague. I cacciatorpediniere di scorta alle portaerei ingaggiarono subito le navi giapponesi mentre le portaerei stesse ripiegarono verso sud-ovest, e poi verso sud, oscurando la propria manovra con dei fumogeni per riuscire a raggiungere la pioggia, che avrebbe impedito alle navi nipponiche di aprire il fuoco contro di loro. Durante lo scontro, numerosi velivoli statunitensi attaccarono la forza d'assalto giapponese e pure alcuni aerei kamikaze provenienti dall'isola di Luzon attaccarono le portaerei americane in ripiegamento riuscendo ad affondarne una.[3]
Gli statunitensi persero due portaerei di scorta, due cacciatorpediniere, un avviso scorta e diversi aerei. Più di un migliaio di americani morirono, un numero comparabile alle perdite subite nella battaglia del Mar dei Coralli e delle Midway. Tre incrociatori giapponesi furono affondati dagli aerei statunitensi e altri tre rimasero danneggiati. La crescente forza degli attacchi aerei convinse Kurita di essere di fronte a più portaerei di quante fossero nella realtà, oppure che avessero stazza superiore. Tenendo conto inoltre dell'assenza di sufficiente carburante per un inseguimento ad alta velocità, all'unanimità lo staff di comando giapponese decise di virare verso nord, in risposta ad una richiesta di supporto da parte di altre unità che avrebbe dovuto scontrarsi con una numerosa forza statunitense.